La primavera è una stagione affascinante e al tempo stesso imprevedibile. Sole, vento e pioggia possono alternarsi nel giro di pochi minuti, stravolgendo le condizioni della giornata e obbligandoti a cambiare strategie più volte, anche nel corso della stessa uscita.
È proprio in questo contesto che si è svolta la mia ultima uscita a spigole. Una giornata iniziata con una delle albe più suggestive che mi sia mai capitato di vedere: il cielo era una tavolozza di colori accesi, una striscia rosso-violacea squarciava l'orizzonte e si rifletteva sulle acque ferme della laguna, contrastando con il cupo delle nuvole cariche di pioggia che minacciavano l'equilibrio fragile del meteo.
Le condizioni iniziali erano quasi perfette: mare calmo, vento assente, acqua limpida. In scenari del genere, la laguna sembra respirare in silenzio, e ogni piccolo movimento in superficie sembra amplificarsi. Abbiamo deciso di cominciare la giornata concentrandoci su zone medio-profonde, sperando di intercettare qualche spigola in movimento lungo i canali secondari, approfittando dei forti flussi di corrente generati da una notevole escursione di marea.
Abbiamo provato di tutto: artificiali di varie dimensioni e colori, passando dai jerkbait voluminosi e realistici fino a quelli più compatti e sgargianti. Abbiamo alternato recuperi frenetici a pause studiate, cercando di capire il mood dei predatori. Ma i risultati sono stati piuttosto scarsi, con qualche attacco timido e nulla di concreto.
Dopo un paio d'ore di tentativi andati a vuoto, decidiamo di cambiare approccio. Ci dirigiamo verso un canale che conosciamo bene, uno di quelli che, anche nelle giornate più ostiche, sa regalare qualche soddisfazione. Iniziamo a battere le sponde con piccoli jerk, concentrandoci sulle zone d'ombra e sui bordi del canneto.
In questa fase ho scelto di affidarmi all'Asura II suspending della OSP, un'esca che apprezzo particolarmente per la sua versatilità: è perfetta sia per recuperi a jerkate secche con lunghe pause, sia per azioni più continue e nervose. Dopo pochi lanci, finalmente arrivano le prime risposte. Piccoli esemplari iniziano a seguire l'artificiale, e poco dopo arriva la prima spigola degna di nota, che attacca con decisione proprio sotto riva. Emozioni che fanno dimenticare le ore precedenti di silenzio.
Con l'avvicinarsi del picco di alta marea, decidiamo di spostarci nuovamente, questa volta verso una zona erbosa dove speravamo di intercettare le prime spigole a galla della stagione. L'idea era di trovare pesci attivi tra erbai e ostricai, in caccia nelle acque meno profonde.
Purtroppo, proprio durante il trasferimento, il meteo decide di voltare completamente pagina. Le nuvole si chiudono, la temperatura cala bruscamente e una pioggia fitta inizia a cadere ininterrottamente. Una volta arrivati sul nuovo spot, ci aspettano due ore interminabili sotto al diluvio, con la pioggia che tamburella sui cappucci e penetra anche nelle cerate più resistenti.
All'inizio sembrava tutto immobile. L'acqua piatta, l'assenza di movimenti, il silenzio. Ma, come spesso accade, la laguna sa sorprendere. Dopo una mezz'ora, iniziamo a notare le prime fughe e i primi inseguimenti: grosse spigole che seguono con curiosità il Giant Dog-X della Megabass, sfiorando l'esca ma senza affondare il colpo.
È in questi momenti che bisogna saper leggere i segnali. Capisco che serve qualcosa di più sobrio, qualcosa che possa suscitare una reazione istintiva. Ritorno allora al mio fedele Asura, unico artificiale ad aver smosso le acque finora. Al primo lancio utile, le spigole che fino a quel momento sembravano diffidenti iniziano a colpire con convinzione. È un'escalation di attacchi, inseguimenti e brevi combattimenti che culminano con una sorpresa inaspettata: una splendida orata, fuori stagione, che ha aggredito l'Asura come una vera predatrice. Una cattura insolita, che rende la giornata ancora più speciale.
Terminato il temporale, il vento si alza prepotente da nord-est. Le raffiche diventano sempre più forti, rendendo i lanci difficili e imprecisi. L'attività predatoria cala improvvisamente, come se la laguna avesse deciso di chiudere il sipario dopo averci regalato uno spettacolo intenso ma breve.
Dopo un paio d'ore di tentativi senza successo, decidiamo di rientrare. Stanchi, fradici, ma con il cuore pieno di quelle emozioni che solo chi ama la pesca può capire. Perché in fondo, non sono solo le catture a fare la differenza, ma tutto ciò che succede intorno: la natura, le sorprese, gli imprevisti… e quella sensazione, ineguagliabile, di essere esattamente nel posto giusto al momento giusto.